venerdì 16 ottobre 2015

l'ingannevole discorso di Piero Calamandrei sulla demagogica Costituzione italiana. Un altro mito rothschildiano crolla !

Piero Calamandrei, un altro mito di argilla crolla !!!
Il 26 gennaio 1955 a Milano, parlando agli studenti, Piero Calamandrei difese demagogicamente la menzognera, antipopolare e antidemocratica  Costituzione massonica, sionista rothschildiana scritta contro il popolo italiano.

Piero Calamandrei, il personaggio che non capì, o non volle capire, nulla della nostra mediocre, squallida, demagogica, truffaldina e rothschildiana costituzione. I giovani, caro Calamandrei, devono finalmente rendersi conto delle menzogne che sono state raccontate su questa Costituzione scritta contro il popolo italiano. I giovani non devono affatto sentirla come propria questa costituzione massonica. Anzi è ora che comincino a distruggerla e a lottare davvero per la libertà. E poi, tu, caro Calamandrei, nel tuo misero discorso parli anche di Cavour, Cattaneo, Garibaldi non sapendo che questi falsi eroi sono solo palloni gonfiati di questo Stato, spacciato per italiano ma in realtà solo rothschildiano, che egemonizza, terrorizza e schiavizza il popolo italiano.
  
Caro Calamandrei, ecco un articolo fraudolento della tua "amata", decantata ed esaltata costituzione. Art. 75 comma II:  “Non è ammesso il “referendum” per le leggi tributarie e di bilancio.”   Con questo articolo viene sottratta al popolo la possibilità di esercitare un controllo diretto su questioni economiche, che lo riguardano direttamente e che spesso sono vitali.

Invece di parlare dei monti in cui questa costituzione è stata scritta, dovresti convincerti che proprio noi, figli della “Magna Grecia”, siamo stati coloro che abbiamo creato la “Democrazia Diretta”, il teatro, la poesia e la cultura più grande del mondo.

Quanta ipocrisia sta nel tuo discorso, Caro Calamandrei, quanta ignoranza storica, quante cose inutili fai passare per libertà, solidarietà e giustizia. La tua Costituzione garantisce l'impunità agli eletti che tradiscono i propri elettori. La tua Costituzione non permette al popolo di essere sovrano, la tua costituzione impone al popolo l'accettazione totale di leggi ingiuste e fiscali. La tua Costituzione, caro Calamandrei,  è il più grande aborto partorito dall'Italia conquistata, sottomessa e asservita militarmente dai massoni sabaudi nel 1861 e dai "massoni alleati" nel 1943.

La costituzione italiana, la più brutta del mondo: ambigua, immorale, demagogica, antipopolare





Piero Calamandrei, nato il 21 aprile 1889 a Firenze, morto nella stessa
città il 27 settembre 1956
Il 26 gennaio 1955, a Milano nel Salone degli Affreschi della Società Umanitaria, Piero Calamandrei partecipò ad un ciclo di conferenze sulla Costituzione rivolte agli studenti universitari e medi. Riportiamo il suo intervento:

La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. È un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo.
«La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?». Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno. Dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda». Quello dice: «Che me ne importa? Unn’è mica mio!». Questo è l’indifferentismo alla politica.

È così bello, è così comodo! è vero? è così comodo! La libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci sono… Il mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica…
Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo. Ora io ho poco altro da dirvi.
In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli; e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane…
E quando io leggo nell’art. 2: «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale»; o quando leggo nell’art. 11: «L’Italia ripudia le guerre come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», la patria italiana in mezzo alle altre patrie… ma questo è Mazzini! questa è la voce di Mazzini!
O quando io leggo nell’art. 8: «
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge», ma questo è Cavour!
O quando io leggo nell’art. 5: «
La Repubblica una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali», ma questo è Cattaneo!
O quando nell’art. 52 io leggo a proposito delle forze armate: «
l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica», esercito di popoli, ma questo è Garibaldi!
E quando leggo nell’art. 27: 
«Non è ammessa la pena di morte», ma questo è Beccaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani…
Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti! Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove fuorno impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.


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