lunedì 23 giugno 2014

Patrizia Badii, independentista veneta, racconta il suo arresto e la sua esperienza in carcere

Patrizia Badii, tra i promotori del C9D insieme a Lucio Chiavegato e fondatrice di “Risveglio” racconta il suo arresto e la sua brutta esperienza in carcere..

2 Aprile 2014 - La mattina verso le ore 05,00 del mattino mentre stavo ancora dormendo al presidio di Soave (insieme a me c'era Loris, un butel che come me dormiva e stava 24 ore su 24 al presidio dal 9 dicembre), sono stata svegliata dai ROS dei carabinieri, che avevano un mandato di perquisizione, fatto a nome mio Badii Patrizia. Fuori c'erano una ventina di auto dei carabinieri, praticamente il presidio era circondato.
Durante la perquisizione il maresciallo mi comunica che è lì per arrestarmi. Il motivo?, -Glielo diciamo in caserma, mi risponde. Ed io gli rispondo: ok, andiamo. E lui: ha capito Badii?? Io adesso la porto in carcere. ok, andiamo, rispondo io. Mi vengono sequestrati tutti i miei telefonini, tablet, le mie borse e documenti vari.
23 aprile 2014: Patrizia Badii lascia il carcere. Nella foto è insieme al marito Vangelista Luca
Arrivati alla caserma Pastrengo di Verona, mi viene consegnato un plico, sul davanti ci sono una sfilza di nomi, mio marito Vangelista Luca, Lanza, Contin, Faccia ecc..., giro il plico per vedere i capi di accusa, e leggo: banda armata, associazione a delinquere, attentato alla costituzione (art 5), costruzione d'arma da guerra, con l'aggravante di terrorismo.
Intanto mentre prosegue la perquisizione delle mie borse e della mia auto che hanno portato alla caserma, mi chiedono,non lo legge il capo d'accusa?? Io rispondo, no perché dovrei? E lo appoggio sulla scrivania dell'ufficio, dove mi hanno portata.Mi dicono guardi che e' suo lo legga, tanto sappiamo tutto. Io rispondo che non ho bisogno di leggerlo. Mi fanno delle foto segnaletiche, e mi prendono le impronte digitali. Mi chiedono se voglio fumare e rispondo si. Intanto il maresciallo dei ROS  mi porta un caffè e brioches,e mi dice: tenga Badii, faccia colazione. Nella caserma c'è un via vai di macchine scaricano di tutto, mi fanno incontrare per tre secondi mio marito. Sono già stati a casa mia. Io e mio marito veniamo condotti al carcere di Montorio (Vr). Anche mia figlia è indagata. Arrivata a Montorio, fatte le pratiche di entrata e perquisizione personale, vengo portata in cella, prima sez. femminile, cella numero 282. 

Mi danno due piatti in acciaio, una forchetta, cucchiaio, una coperta, lenzuola. Chiudono sia la porta a sbarre, sia il blindato (porta tutta in ferro con una piccola apertura rettangolare). Guardo il materasso ed e' pieno di capelli, ce ne stanno talmente tanti da poterci fare due parrucche. Durante la perquisizione in carcere mi hanno tolto cio' che mi ero portata, eccetto lo spazzolino da denti e un pacchetto di sigarette. Non ho l'accendino, non mi e' concesso tenerlo essendo una terrorista, o meglio una bombarola. Non posso avere cose a dir loro pericolose. Nonostante tutto, non so perché, ma non provo nessuna paura. Non provo disperazione o altro. Solo il pensiero dei mie figli, il non sapere come stanno, mi fa alzare gli occhi al cielo e dico: signore proteggili, fa che non siano disperati e che non gli accada nulla. (a casa oltre la figlia indagata di 28 anni, c'e la sua figlia di 8 anni e l'altra mia figlia di 14). Nel pomeriggio arriva subito il mio avvocato, Stefano Marchesini, e Paola Ziviani. Consegno il plico che mi hanno dato i ROS in caserma. L'avvocato mi dice:
Patrizia, rischi da 8 a 15 anni di galera,con queste accuse. Se sono tali adesso vediamo. Gli rispondo ok. Sapevo che al momento in cui lo stato avesse avuto paura, o avesse intuito che facevamo sul serio, si sarebbe difeso. E quale arma migliore era quella di farti passare per terrorista e delinquente? Questa accusa, a me, non mi ha neanche toccata, perché mai nessuno di noi ha fatto niente contro la popolazione; e la parola terrorista, dal latino è colui che incute terrore alla popolazione per piegarla al suo volere. Sinceramente non era il caso mio/ nostro, semmai è lo stato italiano che incute terrore, fame disperazione e istiga al suicidio la popolazione della penisola italica.Torno in cella. Venerdì ci sarà la convalida dell'arresto. 

Intanto rifiuto il cibo, non per qualcosa, ma semplicemente perché non voglio cibo da parte dello stato italiano. Il giorno dopo chiedo di parlare con un ispettore, o il direttore del carcere. Voglio le mie sigarette e un materasso nuovo, cazzo. Va bene la detenzione, ma nessuno dovrebbe dormire in un materasso simile. L'ispettore arriva e mi spiega che loro seguono solo le disposizioni che gli vengono date. Ok, gli rammento i diritti dell'uomo sanciti dalla costituzione, su cui loro hanno giurato. Gli rammento anche i diritti internazionali. Sinceramente gli dico: io non ce l'ho con lei, con voi. Questo stato non vi permette neanche di svolgere il vostro lavoro in maniera corretta; comunque potrebbe farmi avere le sigarette e un materasso decente. Non avendo nulla per lavarmi mi vengono consegnati due campioncini  di sapone intimo. Chiedo del dentifricio ad una secondina e mi viene risposto tra due minuti. Il dentifricio non è mai arrivato fino al sabato pomeriggio. Intanto mi asciugo con la carta igienica, perché non ho praticamente nulla, e da mercoledì dormo con il giubbotto addosso e gli stessi abiti con cui mi hanno arrestata.

Alla conferma dell'arresto mi rifiuto di parlare con il magistrato. Non lo riconosco, come tale, e non ho nulla quindi da dirgli. Tornata in sezione mi mandano un infermiere e una psicologa, che mi dice che forse è meglio se prendo qualche tranquillante. E' normale che uno sia iperteso o altro, mi dice. E poi lei, mi dicono, che non ha mai pianto, dovrebbe piangere e anche sfogarsi. Rispondo loro di non aver mai preso in vita mia un tranquillante, e che non saranno certo loro ad iniziare a rincoglionirmi. E poi perché dovrei piangere??? Non capisco.. mi pone un sacco di domande del cazzo, dopo scoprirò il perché. Resto con la cella aperta venerdì pomeriggio, e sabato ricevo la visita di Fontana Lorenzo, europarlamentare della lega, tra l'altro mio grande amico. La domenica mattina, sorpresa.....dopo la messa, isolamento. Non posso avere nessun contatto con nessun detenuto, o altri, quindi mi viene chiusa la cella con il blindo. Ed ecco scoperto il motivo delle domande idiote della psicologa. Non è un problema per me, non mi disturba stare sola, anzi, spesso anche in passato me ne sono andata da sola perché mi serviva per rigenerarmi. Se il loro intento era quello di piegarmi alla disperazione, hanno sbagliato persona. Intanto passano i giorni, praticamente per 10 giorni non mi hanno  mai fatto fare la doccia. Mi sono lavata a pezzi e asciugata con la carta igienica. Ho chiesto un antidolorifico per il mal di testa, perché soffro di una grave forma di fuoriuscita di midollo spinale alla 1/2/4 vertebra. Dopo 6 ore arriva l'infermiere. Mia figlia, il lunedì. è venuta per il colloquio  ma non l'hanno fatta entrare, dicendole che non c'erano i permessi. Invece il venerdì ha scoperto che i permessi c'erano, eccome .........
Intanto è arrivata la Pasqua,e visto che le altre, che hanno arrestate con me, la Luisa e l'Elisabetta, sono in cella insieme, (solo io sono in isolamento fin dal primo giorno), chiediamo all'ispettore se almeno il giorno di Pasqua sia possibile stare insieme. Non ci è permesso di stare con le altre detenute neanche durante la messa. Ho fatto esplicita richiesta, come cristiana, di potere ricevere la comunione in cella e la confessione, che ci è stata accordata. E' stata, (mi auguro che capiate ciò che voglio dire), una bella Pasqua..........una vera Pasqua. Noi tre insieme, ma con lo spirito rivolto alle nostre famiglie, ai nostri figli nipoti........
Il 20 aprile c'è il riesame quindi vengo portata ammanettata dentro un blindo della polizia penitenziaria, e lì rinchiusa dentro ad una cella, 60 cm x 60, tutte le pareti sono in acciaio, eccetto la parte sulla sinistra, fatta a forellini. E' vietato perfino trasportare animali in questa maniera, ma lo stato italiano invece, ci  trasporta le persone. Arrivata a Brescia vengo messa in una cella di isolamento. Appena entrata sento una gran puzza di escrementi, ma non capisco. A me hanno tolto tutto. Non ho potuto portarmi niente dietro, neanche le sigarette, e in questa cella ci sono scritte sui muri, scritte strane. In effetti sono come fatte con un pennarello largo tre dita...........mi giro per capire da dove viene la puzza e finalmente capisco. Negli angoli ci sono escrementi umani e le scritte... lascio a voi immaginare con cosa erano state fatte.
Salgo in aula, ammanettata, scortata da due con il mitra della polizia penitenziaria. Comunque, fatto il riesame, torno a Verona sempre rinchiusa nel trasporto bestie, che per le bestie è vietato, ma non per gli esseri umani. Mi hanno talmente stretto le manette che ho i polsi gonfi e pieni di ematomi. Dopo due giorni e' arrivata la scarcerazione per me, mio marito, invece, resta agli arresti domiciliari. Dopo una settimana vengono rievocati i domiciliari e rilasciato l'obbligo di firma. 18, dei 24 arrestati, siamo indagati a piede libero.
E' notizia datami dal mio avvocato che il GIP di Brescia ha impugnato le nostre scarcerazioni, e che il 17 luglio alle 10.00 saremo a Roma in Cassazione. Insomma si vuole che torniamo in carcere fino a processo.

Comunque, come ho sempre detto io: noi, è noto a tutti che siamo indipendentisti. Non riconosciamo questo Stato. Siamo per la libertà dei popoli tutti della penisola. Noi veneti saremo i primi a staccarci. Può darsi, anzi sicuramente, lo Stato occupante italiano ha avuto paura e si è difeso, ma non ci ha né intimoriti, né piegati.........
Io, Badii Patrizia, Faccia, Contin, Lanza, l'Elisabetta, la Luisa, e gli altri continueremo la nostra battaglia per riappropriarci della nostra identità di veneti, in maniera pacifica, come abbiamo sempre fatto, ma con determinazione senza fare sconti o patteggiare con nessuno. Ogni popolo ha diritto a rivendicare la sua identità, discendenza. Quindi avanti, verso il diritto di libertà e di autodeterminazione.  Badii Patrizia